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Terapie

TERAPIA
 

Terapie non chirurgiche della DE:

Tra le possibilità terapeutiche per la DE distinguiamo trattamenti non chirurgici e chirurgici, che spesso tuttavia possono essere associati o integrati. In tutti i casi sarà importante identificare quei fattori “modificabili”, generalmente legati a fattori comportamentali, da quelli “non modificabili”, determinati da situazioni patologiche . Pertanto in tutti i casi in cui siano presenti abitudini di vita o malattie che si associano a DE, la correzione di questi fattori rappresenterà un presupposto fondamentale di ogni trattamento.

La psicoterapia rappresenta un l’approccio principale in tutti i casi di chiara natura psicogena, ma è anche spesso necessario complemento a trattamenti farmacologici o chirurgici.

La terapia endocrina prevede la normalizzazione dei livelli di testosterone nei casi di ipogonadismo o la riduzione dei livelli di prolattina in caso di iperprolattinemia.
I principali farmaci orali per la DE sono i cosiddetti inibitori della fosfodiesterasi di tipo 5, che aumentano la disponibilità di ossido nitrico favorendo la vasodilatazione del pene. La caratteristica di tali farmaci è quella di non indurre erezioni “automatiche” dopo l’assunzione, ma di amplificare la risposta del pene ai naturali stimoli erogeni: ciò rende la risposta erettile al farmaco molto più simile a quella spontanea rispetto ad altre forme di terapia. Controindicazione assoluta all’uso di questi farmaci è il concomitante uso di nitroderivati, sostanze comunemente utilizzate per il trattamento dell’angina pectoris.

dispositivo a pressione negativaIl vacuum device (dispositivo a pressione negativa) è costituito da un cilindro di plastica che viene inserito attorno al pene e premuto contro al pube ed è connesso ad un aspiratore manuale o elettrico che consente di generare il vuoto all’interno del cilindro e favorire l’afflusso di sangue al pene per differenza di pressione. Una volta che il sangue ha gonfiato il pene, un anello elastico fatto scivolare alla base dell’organo ne impedisce il deflusso e mantiene l’erezione, ma deve essere rimosso non oltre i 30 minuti per evitare lesioni al pene.

La farmacoterapia intracavernosa consiste nell’iniezione all’interno dei corpi cavernosi di sostanze vasoattive, principalmente prostaglandine, ma anche papaverina e fentolamina, che inducendo vasodilatazione conducono all’erezione. Il pericolo principale in questo caso è rappresentato da erezioni eccessivamente prolungate e dolorose (priapismo), che richiedono un pronto intervento medico.




 

Terapie chirurgiche della DE:

La correzione delle deformità peniene attraverso gli interventi di corporoplastica rappresenta il provvedimento principale nei casi di DE anatomico in cui la spiccata curvatura del pene impedisce l’attività sessuale. Più complessi interventi ricostruttivi sono invece richiesti nei casi di amputazione parziale del pene dopo chirurgia oncologica o in caso di microfallo.

La chirurgia vascolare ricostruttiva ha indicazioni molto specifiche e limitate. Si tratta di riportare un adeguato flusso arterioso al pene in caso di traumi vascolari che danneggino specificamente le arterie cavernose. In questi casi viene creata una connessione tra un’altra arteria del corpo (generalmente della parete addominale) e i corpi cavernosi.

La terapia protesica ha l’obiettivo di sostituire il meccanismo dell’erezione con dispositivi applicati all’interno dei corpi cavernosi che siano in grado di sviluppare un’adeguata rigidità. Viene in genere riservata ai casi in cui le altre terapie non sono efficaci. I principali tipi di protesi sono le semirigide, che possiedono un grado di rigidità fissa e mantengono il pene in uno stato di costante semirigidità, e le idrauliche, che grazie ad una serie di dispositivi sono in grado di variare il loro grado di rigidità. In particolare queste ultime sono costituite da cilindri che vengono impiantati all’interno dei corpi cavernosi e sono connessi ad un serbatoio contenente acqua sterile e a una pompa, impiantata sottocute nello scroto. Agendo sulla pompa è possibile far affluire o defluire il liquido dal serbatoio ai cilindri realizzando pertanto la fase di erezione e quella di flaccidità. 

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