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COMUNICATO STAMPA S.I.A. - MAGGIO 2017 - INFERTILITA'

Sono oltre 250mila in Italia le coppie considerate infertili e, in circa la metà dei casi, è il maschio a esserne responsabile. Tuttavia le cause maschili di infertilità sono troppo spesso trascurate: 1 coppia su 4 tra quelle che ricorrono alla procreazione medicalmente assistita (PMA) salta il controllo dallandrologo e a queste si aggiunge il 25% delle coppie che non si rivolgono ai centri per la fertilità. Così oltre 60mila coppie dimenticanodiagnosi e cura del maschio, interventi meno complessi e costosi, come ad esempio lanalisi del liquido seminale, che potrebbero consentire una gravidanza naturale o favorire il successo di una eventuale PMA. E quanto emerge dal confronto degli esperti in occasione del 41° Congresso Nazionale  della Società Italiana di Andrologia (SIA), a Milano Marittima fino al 27 maggio.

1 coppia infertile su 4 “salta” il controllo dallandrologo: fertilità artificiale spesso scorciatoia

Sono in continuo aumento le coppie che ogni anno si rivolgono ai 369 Centri di medicina della riproduzione autorizzati in Italia alla terapia dell’infertilità, oltre 70mila  solo nel 2014 secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità: di queste ben 18mila trascurano il controllo dallandrologo come altre 45mila coppie che non fanno ricorso alla PMA. L'appello degli esperti: "Occorre una maggior sinergia fra ginecologi e andrologi anche nella gestione della coppia candidata ad avviarsi a PMA, che deve rappresentare "l'ultima spiaggia di approdo: una corretta diagnosi e terapia delle cause d’infertilità maschili, ridurrebbe il numero di cicli, i costi e, soprattutto, gli insuccessi della PMA, oltrechè motivare la coppia a ritentare dopo eventuali fallimenti".

Secondo i più recenti studi, "pretrattare" (allenare) il gamete - per esempio attraverso terapie di preparazione alla PMA con l’uso di ormone follicolo-stimolante (FSH) o di molecole antiossidanti - potrebbe evitare la PMA in almeno 8mila coppie ogni anno, con un risparmio di oltre 150 milioni di euro, o migliorarne gli esiti fino al 50% dei casi.

Milano Marittima, giovedì 25 maggio 2017 – Il maschio è il grande assente quando la coppia cerca un bimbo che non arriva. Lo segnalano gli esperti della Società Italiana di Andrologia (SIA) nel corso del loro Congresso Nazionale, nellambito della sessione dedicata alla fertilità. "Linfertilità maschile ha subito negli ultimi anni una forte impennata e il fattore maschile è esattamente sovrapponibile a quello femminile. Ciò nonostante, mentre si moltiplicano i programmi di prevenzione per la donna e, a volte, ci si accanisce nellindividuazione e trattamento delle cause femminili, spesso si tralascia o si trascura del tutto laltra metà della coppia - commenta Alessandro Palmieri, presidente SIA e professore dellUniversità Federico II di NapoliDal confronto a livello nazionale delle nostre esperienze emerge che il 25% delle coppie infertili "salta" diagnosi e cure dellinfertilità maschile, che consentirebbero di evitare almeno 8mila PMA l’anno con un risparmio di oltre 150 milioni di euro e, nei casi in cui la procedura resti indispensabile, migliorarne fino al 50% la probabilità di successo, visto che una su due è tuttora destinata a fallire. Inoltre le procedure sono spesso pesanti, dato che l80% delle coppie viene sottoposto a terapie di secondo e terzo livello, come ad esempio la FIVET " continua Palmieri

Il nostro obiettivo deve essere innanzitutto una ‘procreazione naturalmente assistita’, con un percorso che non inizi "dal fondo" con la PMA, ma veda ginecologo e andrologo collaborare in tandem, partendo dalla diagnosi delle problematiche che impediscono la gravidanza, e cercando in prima battuta di risolvere queste per arrivare a un concepimento naturalesottolinea Palmieri –. La PMA deve rappresentare "l'ultima spiaggia" di approdo e non essere vissuta come una "scorciatoia". Peraltro, esiste anche una normativa, del tutto disattesa, per cui si potrebbe accedere alla PMA solo con la certificazione che il maschio non può essere curato: nella realtà invece accade esattamente il contrario e si arriva a valutare il maschio prima e non dopo  il ricorso alla PMA.  Anche i nuovi Livelli Essenziali di Assistenza, varati a gennaio scorso, per la prima volta danno ampio spazio alla salute riproduttiva tanto dell'uomo che della donna, sottolineando l’importanza della consulenza preconcezionale in entrambi i partner e della prevenzione attraverso corretti stili di vita che preservino la fertilità. È la prima volta che la salute sessuale maschile occupa un ruolo di tale rilevanza nei LEA, anche se per ora si tratta solo di linee programmatiche. Una novità purtroppo giustificata dai numeri: negli ultimi 30 anni, l’infertilità maschile è raddoppiata e oggi si stimano 2 milioni di italiani ipo-fertili e oltre 250mila coppie ritenute infertili. Alcol, fumo, obesità, sedentarietà, alimentazione scorretta, abitudini sbagliate come l’utilizzo di indumenti intimi stretti, infezioni trascurate, ma anche la diagnosi tardiva di patologie come il varicocele, sono tutti fattori che stanno compromettendo la fertilità maschile. Inoltre, occorre ricordare che anche l'uomo ha il suo orologio biologico, e la sua capacità riproduttiva dopo i 40 anni diminuisce con il passare del tempo e, anche se la fertilità maschile è più longeva di quella femminile, ritardare oltremodo la paternità può compromettere non poco le possibilità di avere un figlio.

"Mettere in campo le corrette pratiche di prevenzione, diagnosi e terapia significherebbe intercettare i problemi di queste coppie almeno dieci anni prima. L’esame seminale per esempio è uno dei primi passi da compiere, in sinergia col ginecologo che conduca analoghi test diagnostici nella partner: l’analisi degli spermatozoi è infatti in grado di dirimere da subito il 50% delle cause di infertilità di coppia e indirizzare quindi i futuri approfondimenti diagnostici e/o terapeutici per aumentare la percentuale di gravidanze spontanee e ridurre il ricorso a tecniche di PMA complesse, dando attuazione al concetto di gradualità delle cure e determinando una cospicua riduzione dei costi assistenziali – afferma Bruno Giammusso, presidente Commissione scientifica SIA –. Inoltre, bonificare il quadro seminale tenendo conto non solo del numero, della motilità e della concentrazione degli spermatozoi, ma anche di parametri funzionali non convenzionali, come la frammentazione del DNA, significa migliorare la capacità dello spermatozoo di fertilizzare lovocita e la qualità dellembrione che nasce,  e in ultima analisi incrementare le probabilità di successo della PMA. Trattare il partner maschile può dunque evitare procedure inutili o quantomeno consentire il ricorso a procedure assistite a più basso grado di tecnologia, migliorando fino al 50% la probabilità di successo. La frammentazione del DNA è spesso causata da radicali ossidativi presenti nel liquido seminale, conseguenza a loro volta di infezioni croniche non curate, di contaminanti ambientali o di varicocele, ed è correlata alla infertilità in modo direttamente proporzionale. Il suo trattamento con ormone follicolo-stimolante (FSH), per esempio, secondo i più recenti studi migliora la qualità degli spermatozoi e ciò si traduce in un maggior tasso di successi della PMA”.

L’obiettivo è favorire la fertilità non solo per venire incontro al desiderio di genitorialità delle coppie, ma anche per i risvolti sociali della bassa natalità, come osserva ancora Palmieri: L’Italia sta vivendo da oltre 40 anni  una fase di decisa denatalità e, secondo i più recenti dati ISTAT, i nuovi nati in Italia  sono scesi a 470mila: 100mila nati in meno solo nellultimo decennio. Ciò pone una seria ipoteca sul nostro futuro e sulla sostenibilità del welfare nei prossimi anni: per questo, la prevenzione dell’infertilità è una priorità assoluta: tutto ciò sarà possibile se i Centri per la fertilità, come previsto dallart.24 dei nuovi LEA, diventeranno realmente strutture dedicate in primis alla prevenzione e alla tutela della fertilità anche maschile, in cui collaborino ginecologo, andrologo, biologo ma anche psicologo e nutrizionista, visto l’impatto di alimentazione e stile di vita sulla fertilità. Lo scopo è arrivare finalmente a un’assistenza all’infertilità che consenta alle coppie di avere un figlio senza imbarcarsi, laddove non necessario, in procedure complesse, costose e stressanti”, conclude Palmieri.

I NUMERI DELLINFERTILITA IN ITALIA

  • Oltre 250mila le coppie infertili, in circa la metà dei casi la causa è maschile: una su 4 salta il controllo dallandrologo
  • 150mila le coppie che non si rivolgono ai centri per la fertilità: 45mila non vanno dallandrologo;
  • 70.589 il numero di coppie trattate con PMA solo nel 2014 (Fonte ISS), nella metà dei casi fallimentari: 18mila trascurano diagnosi e cura del maschio;
  • almeno 8mila le PMA evitabili ogni anno con un risparmio di oltre 150 milioni di euro;
  • 369 centri PMA: 225 privati, 122 pubblici, 22 convenzionati;
  • 14.935 (20%) le coppie trattate nei centri PMA con tecniche di primo livello (monitoraggio e stimolazione dellovulazione e inseminazione), 55.645 (80%) con tecniche di secondo e terzo livello (es FIVET);
  • Italia primo paese in Europa per migrazione riproduttiva: 11mila le coppie che si rivolgono a centri PMA fuori regione, almeno 10mila le coppie che vanno allestero (Spagna, Grecia e Svizzera), metà per fecondazione eterologa e laltra metà per trattamenti consentiti anche in Italia (Fonte: Osservatorio per turismo procreativo);
  • già a 18 anni il 25-30% degli uomini presenta patologie che potrebbero condizionare la fertilità futura;
  • diminuzione della capacità riproduttiva maschile: riduzione del numero degli spermatozoi al di sotto dei 15 milioni e della motilità al di sotto del 40% (Fonte OMS);
  •  cause maschili di infertilità riconducibili ad errati stili di vita: fumo, alcol, droghe, obesità, alimentazione scorretta, sedentarietà, utilizzo di indumenti intimi stretti o in fibre non traspiranti, consumo di anabolizzanti;
  • diagnosi e terapia cause maschili di infertilità: basta una semplice visita andrologica e, se il liquido seminale risulta alterato, uno spermiogramma con dosaggi ormonali che consentono l’immediato inquadramento diagnostico e la soluzione terapeutica, tra cui la più comune è la cura delle infezioni spesso trascurate dall’uomo o la terapia chirurgica del varicocele.
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